17 giu 2011

UN ATTACCO ALL’IRAN, FAVOREVOLE PER ISRAELE?

Un importante articolo (in Ebraico) pubblicato da Maariv fa notare come Meir Degan non sia l'unico esponente di rilievo dell'intelligence militare israeliana a criticare la possibilità di un attacco all'Iran. Tra i molti altri esponenti, anche l'ex capo dell'IDF (Israel Defence Forces) Shlomo Gazit, l'ex ministro della difesa Benyamin Ben Eliezer e l'ex direttore del Mossad Ephraim HaLevy concordano con questa visione.


L'articolo su Maariv è talmente importante e scende talmente in profondità sull'argomento che ne propongo qui la traduzione di alcuni estratti. Rifacendosi alla ricerca di Anthony Cordesmann sull'argomento (della quale ho discusso qui), inizia facendo notare come, nelle stesse previsioni israeliane, in caso di attacco alle installazioni nucleari iraniane un terzo delle forze aeree andrebbe perduto, abbattute da missili e dai sistemi di difesa di fabbricazione russa. La cosa fa riflettere. Israele dovrebbe impegnare una gran quantità, forse centinaia, di velivoli e piloti nella missione. Di cui un terzo non farebbero ritorno. Un terzo. I piloti aerei sono il personale militare più addestrato di tutta la IDF: la creme de la creme. La perdita di un terzo dei piloti sarebbe enorme per l'aviazione e per l'intera nazione. Personalmente ritengo che sarebbe una perdita che l'intera nazione non perdonerebbe né dimenticherebbe facilmente (sebbene l'effetto immediato potrebbe essere quello di stringersi intorno a (Bibi) Benjamin Netanyahu).

Quelli che faranno ritorno si ritroverebbero di fronte una nazione completamente diversa da quella che hanno lasciato. La risposta iraniana sarebbe massiccia e dolorosa, con l'utilizzo di missili terra-terra Shihad 3 in grado di raggiungere qualsiasi angolo del territorio israeliano. L'articolo prospetta anche l'eventualità (sulla quale tendo a discordare) che alcuni missili possano essere armati con testate chimiche, in grado di infliggere un gran numero di perdite umane.
Nel mio precedente commento all'articolo di Cordesman da queste pagine, ho preso in esame altre parti di tale possibile scenario: la possibilità che l'Iran attivi gruppi pronti ad intervenire in suo appoggio, come Hezbollah e Hamas. Oltre ad una massiccia recrudescenza di attacchi terroristici, con lancio di missili su Israele come nel 2006 dal Libano e come nel 2008 da Gaza. Dalla sua postazione affacciata sul Golfo Persico l'Iran tenterà inoltre di bloccare il transito del petrolio dai giacimenti attraverso lo stretto. Il risultato sarebbe un aumento vertiginoso del prezzo del greggio e un duro colpo all'economia mondiale.

Il reporter di Maariv riporta anche i commenti di Ephraim HaLevy in un intervista a Time Magazine del 2008, nella quale prevede un effetto devastante sul lungo termine in caso di attacco da parte di Israele.

L'impatto potrebbe farsi sentire per i prossimi 100 anni, compreso un enorme effetto negativo sul mondo arabo nei nostri riguardi.
In un'intervista a seguito di questo articolo HaLevy si è spinto oltre, facendo notare come ai tempi dell'intervista a Time non disse "100 anni" ma "un secolo", intendendo che gli effetti negativi si sarebbero fatti sentire per generazioni e generazioni, ben oltre i 100 anni.

Shlomo Gazit si spinge anche oltre, con un linguaggio duro e senza freni:

Un attacco israeliano ai reattori nucleari iraniani porterà alla dissoluzione di Israele. Noi cesseremmo di esistere dopo un simile attacco. Il tentativo di distruzione dell'arsenale nucleare iraniano avrebbe un risultato esattamente l'opposto di quello che ci prefiggiamo. L'Iran diventerebbe immediatamente una dichiarata potenza nucleare. L'Iran giocherà la carta del petrolio per obbligare l'ONU a mettere pressione su Israele affinché ritorni ai confini del 1967. E un tale accordo comprenderebbe ovviamente Gerusalemme.

La minaccia di missili in ogni parte del territorio israeliano, la pressione internazionale e la necessità di restituire i Territori Occupati. Sono cose alle quali non saremmo in grado di sopravvivere. Questo è ciò che Meir Dagan ha cercato di spiegare. Bisogna usare il buon senso e chiedersi dove sta la necessità di un simile attacco.
Persino Aviam Sela, uno di quelli che ha progettato e portato a termine l'attacco del 1979 al reattore iracheno di Osirak, ricorda che Israele fu poi obbligata a spendere una enorme quantità di denaro per difendersi da un possibile contrattacco iracheno, che non si realizzò fino al lancio di missili SCUD del 1991. Secondo Sela il modo migliore di risolvere questo conflitto è di gran lunga quello negoziale. L'"opzione militare", egli afferma, è la meno auspicabile.

Uzi Elam, direttore dell'Agenzia Atomica Israeliana al tempo dell'attacco a Osirak, si oppose nettamente all'operazione perché riteneva che avrebbe causato una reazione mondiale con conseguente richiesta di sanzioni verso Israele, e una corsa agli armamenti dei paesi medio orientali, che è poi quello che accadde veramente, con i progetti di Saddam per lo sviluppo di Armi di Distruzione di Massa, biologiche ecc (progetti che poi abbandonò nel 2003).
L'attacco non arrestò le mire nucleari irachene, anzi le rinforzò.

Allo stesso modo Benyamin Ben Eliezer mette in guardia sul fatto che un attacco militare possa si rallentare lo sviluppo nucleare in una data località, senza però fermare il processo generale. In realtà porterebbe solo a rinforzare ulteriormente la determinazione dell'Iran a dotarsi dell'arma atomica.

Un altro alto ufficiale della Israel Home Defense, preposto alla gestione dei rifugiati israeliani in caso di contro attacco iraniano, teme che un attacco all'Iran, invece che porre fine alle ambizioni nucleari di quel paese, possa significare l'inizio di una nuova corsa al nucleare nell'intera regione, effetto esattamente opposto all'intento di (Bibi) Benjamin Netanyahu.

Il coro di supporter all'attacco militare dovrebbero comprendere che Cordesman, HaLevy, Gazit e tutti gli altri qui menzionati, non parlano su basi teoriche. Una simile mossa da parte di Benjamin Netanyahu potrebbe far diventare questi scenari la realtà.
Post di riferimento:
1. Meir Dagan: “Israel Attack on Iran, Stupidest Thing I've Ever Heard”

2. Israel's Intelligence Hocus-Pocus Regarding Iran Attack

3. Israeli Attack on Syrian Reactor, Template for Iran Attack?

4. IDF Attack Iran Before U.S. Mid-Term Elections

5. IDF Censors Israeli Reporting on War Game Exercises Training for Iran Attack

Fonte: http://www.richardsilverstein.com/tikun_olam/2011/06/10/an-attack-on-iran-will-end-israel-as-we-know-it/


Traduzione per http://www.comedonchisciotte.org/ a cura di PINGUS

12 giu 2011

12 e 13 giugno: tutti al voto!

Antonio Tabucchi: “Quattro sì contro il berlusconismo” (AUDIO)


L'appello dello scrittore: "Liberiamoci dalla visione del mondo che Berlusconi ha imposto per quasi un ventennio. Dire sì ai quesiti del referendum significa allontanare dall'Italia un fantasma lugubre che ci ricorda il peggio del secolo passato".


Ascolta l'intervento di Antonio Tabucchi

10 giu 2011

MAGDI ALLAM "SCOMUNICA" IL CARDINALE TETTAMANZI

L’Amore part-time secondo Allam


Ormai, a destra, non sanno più con chi prendersela.

Stavolta è il turno del Cardinal Tettamanzi, colpevole di “catto-relativismo”, cioè di amare part-time : amerebbe molto il prossimo, specie gli immigrati, ma poco se stesso. Peccato “contestualizzato” e divenuto mortale a causa dell’amicizia presunta con Pisapia.
A dare la scomunica al cardinale è nientepopodimenoche un neofita cristiano, ex-immigrato cairota ed ex-musulmano, contrario alla costruzione delle moschee e intollerante verso gli immigrati in genere.

Praticamente un ascaro delle truppe cammellate che marciano a fianco dei Borghezio e dei Calderoli, e che nei ritagli di tempo fa anche il Parlamentare Europeo. Ascaro che ama travestirsi - lui che ha vissuto venti anni al Cairo, poi a Roma e infine a Viterbo - da Milanese.
Per saperne di più visitate visitasciaclub.blog

6 giu 2011

MAGDI EXMUSULMANO ALLAM, SAPEVATE DI QUESTO?

Atto n. 4-00314

Pubblicato il 18 luglio 2006
Seduta n. 19

MALABARBA - Al Ministro dell'interno. -
Risultando all’interrogante che:
il sig. Magdi Allam, giornalista del "Corriere della Sera", nel suo ultimo libro “Io amo l’Italia, ma gli italiani la amano?” racconta che mentre si trovava per lavoro in Kuwait, nel marzo del 2003, fu contattato dal Sisde, che gli impose di lasciare quel Paese in quanto avevano “appreso di un progetto di uccidermi [Magdi Allam, cioè] di Hamas”;
questa “condanna a morte (…) decretata ai più alti vertici dell’organizzazione terroristica palestinese Hamas” è stata “ispirata, raccolta, legittimata sul piano coranico e rilanciata dai loro agenti locali affiliati all’Ucoii (Unione delle comunità e organizzazioni islamiche in Italia);
secondo quanto riferito nello stesso libro dal sig. Magdi Allam, l’Ucoii unitamente alla Iadl (Islamic Anti-Defamation League), definita quest’ultima dallo stesso sig. Allam “una sorta di tribunale dell’inquisizione islamica che opera come braccio legale dell’UCOII”, sarebbero “riusciti ad assoldare nel loro plotone di esecuzione estremisti di destra e di sinistra" nonché a “spargere veleni sulla mia [di Magdi Allam] credibilità ed onorabilità”;
il sig. Magdi Allam vive scortato da carabinieri a causa di non meglio precisate minacce, tra le quali spiccano l’apertura di un sito Internet parodistico recante il suo nome che contiene una rivisitazione del “J’accuse” di Émile Zola, la lettera di un mitomane che gli scrive di aver ricevuto l’ordine di ucciderlo da un non meglio precisato uomo di Bruxelles e qualche definizione satirica e/o caustica;
preso atto che:
le segnalazioni a mezzo stampa del sig. Allam hanno cagionato l’espulsione di alcune persone, risultate poi innocenti per i fatti loro addebitati dal giornalista e reintegrate sul territorio italiano con sentenze dei Tribunali amministrativi della Repubblica;
il sig. Allam divulga frequentemente indirizzi privati delle persone che hanno opinioni contrastanti con le proprie, mettendo a rischio l’incolumità ed il privato di queste persone;
comportamenti come quelli descritti sono suscettibili di alimentare un clima di isteria collettiva che potrebbe portare al diffondersi dell’islamofobia e dell'antislamismo, denunciati nell’ultimo rapporto dell’Unione europea sul razzismo;
considerato che:
non risulta che l’organizzazione Hamas agisca al di fuori dei Territori occupati della Palestina o dello Stato d’Israele;
l’Ucoii è stata nominata con decreto ministeriale a fare parte della Consulta per l’Islam italiano, istituita dal precedente Governo, lo stesso che ha assegnato la scorta al sig. Allam perché minacciato dall’Ucoii;
la Iadl è stata definita da un Ministro del precedente Governo, l’on. Giovanardi, in risposta ad un’interrogazione, durante la seduta della Camera dei deputati n. 724 del 22 dicembre 2005: "Per quel che riguarda l'associazione Iadl (Islamic anti defamation league), costituita nel luglio scorso e con sede a Roma, segnalo che la stessa ha fra i propri fini statutari quello di difendere, nello spirito della Costituzione italiana, i musulmani e le altre minoranze presenti nel territorio nazionale. Oltretutto, si sa benissimo che gli autori degli scritti e dei comunicati diffusi dall'associazione medesima possono far uso di pseudonimi, i quali, però, debbono trovare riscontro nei libri sociali affinché sia comunque consentita l'individuazione per fini legali.";
non risultano aperti procedimenti penali a carico dell’Ucoii o della Iadl, tanto meno per l’istigazione all’omicidio del sig. Magdi Allam o altre azioni contro l’integrità dello Stato;
lo stesso Allam ha costruito svariati articoli, che non hanno trovato conferme nella realtà, basandosi su generiche “fonti dei servizi”,
si chiede di sapere:
quali siano le considerazioni che hanno spinto il Governo da un lato a nominare l’Ucoii nella Consulta per l’Islam in Italia e a difendere l’operato della Iadl in Parlamento e dall'altro a concedere la scorta al sig. Magdi Allam;
se il Ministro in indirizzo, alla luce dell’assenza di procedimenti penali scaturenti dalle gravissime denunce di persecuzione nei confronti del sig. Allam, giudichi ancora attuali i motivi che hanno portato all’assegnazione di tale scorta e in ogni caso quali sono gli attuali motivi di tale provvedimento;
quali siano i costi, sia in termini finanziari sia in termini di risorse umane, dell’apparato di sicurezza disposto per la protezione del sig. Magdi Allam;
visti i frequenti riferimenti negli articoli di Magdi Allam a non meglio precisate “fonti dei servizi”, e le recenti rivelazioni sull’esistenza di rapporti tra alcuni giornalisti e presunti elementi deviati del Sismi, se vi siano eventuali rapporti illeciti tra tali elementi deviati e il sig. Magdi Allam;
considerato che lo stesso Allam si vanta di aver ottenuto "fraudolentemente" il rinnovo del permesso di soggiorno, tale illecito potrebbe avere effetti sulla validità della successiva acquisizione da parte sua della cittadinanza italiana. 
Preso da qui

2 giu 2011

FERMIAMO IL NUCLEARE



“Questa volta le furberie alle spalle degli italiani non passano. La Cassazione censura l’arroganza del governo e riconsegna nelle mani dei cittadini il diritto a decidere sul nucleare e del proprio futuro”. Il Comitato ‘Vota Sì per fermare il nucleare’, oltre 80 associazioni a favore del referendum contro il ritorno all’atomo, plaude alla decisione della Corte, che “ha arginato i trucchi e gli ipocriti ‘arrivederci’ al nucleare e ha ricondotto la questione nell’alveo delle regole istituzionali, contro l’inaccettabile tentato scippo di democrazia”.

Secondo le associazioni “oggi ha vinto lo spirito democratico e referendario, hanno vinto gli italiani, che potranno esprimersi e cacciare definitivamente lo spettro del nucleare dall’Italia. Il 12 e il 13 giugno tutti al voto. E con l'impegno di tutti sarà una valanga di Sì.

Preso da qui