29 nov 2008

grazie del sostegno morale

Doveroso da parte mia ringraziare utte le persone che mi hanno scritto in queste ultime ore,( tutti questi complimenti mi imbarazzano). Siete tantissimi e non riesco a volte a rispondere a tutti.
Però vi devo raccontare la mia esperienza di viaggio:
il pendolino Roma-Bologna mi ha fatto male sono scesa a Bologna e alla fine sono stata male perchè soffro di pressione bassa e ho sboccato! Scusate il termine, mi sembrava di stare su una barca in pieno mare moto! Ho pensato subito:" OH Allah (swt) fammi arrivare a Trento che ho l'altra figlia da prendere non posso lasciarla sola!" E alla fine sono arrivata e a Trento ho trovato 50cm di neve sopra alla mia macchina e a mezzanotte passata stavo tirando via la neve dalla macchina per poter uscire dal parcheggio della stazione! E non è finita, vado a casa dei miei a prendere la mia piccola Aisa e mi ritrovo il parcheggio sotto casa pieno di neve, ho dovuto parcheggiare la macchina in mezzo alla strada e scendere a piedi fino dai miei, poi con la figlia per mano sono tornata indietro in mezzo alla neve, sono salita in macchina e mi sono aviata verso Martignano, il ,io paese dove abito, e lì peggioooooo, 70 cm di neve nessuno dei vicini aveva spalato la neve e quindi ho dovuto lasciare la macchina 100mt lontano da casa e farmi la strada a piedi io e mio marito un filgio in braccio a ciascuno e via nella notte tutta bianca....
Nonostante tutto questo appena arrivati abbiamo ringraziato Allah (swt) che comunque ci ha fatto arrivare a casa sani e salvi!
Ho voluto raccontarvi questo piccolo diario di viaggio perchè visto il vostro sostegno è giusto che conosciate anche questi piccoli aneddoti, anche per sdrammattizzare un pochino........
Grazie davvero a tutti ma sopratutto ad Allah (swt)!

25 nov 2008

La "chiesa islamica" e il clero

martedì 25 novembre 2008
La “Chiesa islamica” e il clero
بسم الله الرحمان الرحيم

Nel Nome di Allah, il sommamente Misericordioso, il Clementissimo

Lode ad Allah Signore dei mondi! Pace e benedizioni su Muhammad, Messaggero di Allah, sulla sua famiglia e sui suoi compagni. Chi da Allah è guidato non sarà sviato da nessuno, e chi da Allah è sviato, non sarà guidato da nessuno.

Il sacerdozio esiste da tempi immemorabili. Il desiderio di conseguire il dominio sulle masse nel campo religioso e rituale e, per mezzo di ciò, ottenere il potere sociale che ne deriva, ha unito in caste e ceti isolati gli avidi ed ingordi operatori nella sfera della direzione del culto. Creando l’illusione della propria sacralità, essi hanno influenzato la fiduciosa società umana attraverso l’ipnosi e la magia, pretendendo di essere riconosciuti come scelti dalla divinità, e come possessori di conoscenze segrete. Di conseguenza le caste sacerdotali hanno acquisito beni materiali e politici in questo mondo.

In maniera alquanto modificata, sotto il velo del ‘grado di civiltà’ il ceto sacerdotale si è formato anche come aggiunta parassitaria a quelle religioni, le quali comunemente s’accetta di denominare monoteistiche. Qualitativamente questa categoria non ha subito cambiamenti di qualsivoglia tipo (le stesse pretese di conoscenze segrete, lo stesso isolamento e la stessa suddivisione in livelli, le stesse tendenze a speculare sulle manipolazioni nel culto, e ad influenzare i processi politici, e gli stessi metodi di distinguere il sacerdote dalla folla), a cominciare dal modo di vestirsi fino a concludere con la retorica ampollosa.

Lo studio scrupoloso della storia dei profeti (pace su di loro) consente di trarre la conclusione che il virus della ‘clericalità’ è comparso sempre soltanto alcune generazioni dopo l’una o l’altra missione profetica. Cosí il ceto dei sacerdoti giudei sorse tempo dopo la morte di Mosè (pace su di lui), i vescovi dopo Gesú (pace su di lui), eccetera. I profeti stessi, come è noto, invece esortavano al monoteismo (Tawhīd), il quale annulla automaticamente tutte le manifestazioni del sacerdozio, poiché predica l’uguaglianza di tutti gli uomini davanti al Creatore Altissimo.

Ha detto Allah riguardo ai traviati:

“Hanno preso i loro preti e monaci e Gesú figlio di Maria come proprî signori al posto di Allah, benché fosse stato loro ordinato di adorare Allah solo ...” (at-Tawba: IX, 31).

Quando ‘Adī ibn Hātim, che era cristiano prima di abbracciare l’Islam, domandò al Profeta (pace e benedizioni su di lui) il significato di questa āya, egli disse: “Considerate voi proibito quel che essi vi proibiscono, e vi consentite voi quel che essi vi consentono?”. ‘Adī ibn Hātim rispose: “Sí”. Il Profeta (pace e benedizioni su di lui) replicò: “Ciò significa che adorate loro al posto di Allah” (al Buhārī, Muslim).
Abū Sa‘īd riferisce che il Profeta ammoní i musulmani a non considerarsi garantiti dalla ripetizione degli errori dei precursori: “L’Ora del Giudizio non giungerà fino a che i miei seguaci passo dopo passo non avranno seguito le orme dei loro predecessori”. Gli domandarono : “O Inviato di Allah, le orme di giudei e cristiani?”. Egli rispose: “E di chi altri?”. (al Buhārī, Muslim).

Il virus del sacerdozio dunque diede notizia di sé, e alcuni secoli dopo il Profeta (pace e benedizioni su di lui) tra i musulmani comparvero uomini che cedettero alla tentazione di accentrare la religione nelle mani di un ceto ristretto, dichiarare il Corano conoscenza segreta e accessibile solo ad ‘iniziati’, servirsi dell’Islam per gli avidi interessi di singoli sovrani, e arricchirsi grazie alle esigenze spirituali del credulo ‘gregge’. Nell’Islam comparvero cosí personaggi fino a quel tempo sconosciuti, i mullà[1] (preti, sacerdoti), e nacque una gerarchia clericale o ecclesiastica, mentre il concetto di muftì[2], rispetto al significato iniziale, che indicava un livello d’erudizione, prese a figurare in qualità di denominazione di uno dei gradini della gerarchia sacerdotale.

Di recente il ‘chiericato islamico’, ripetendo l’esperienza dei suoi predecessori, si è trasformato in un gigantesco apparato impiegatizio.

L’analisi delle prime fonti consente di affermare indiscutibilmente che nella religione di Allah non c’è posto per l’istituto del sacerdozio. Esso fu introdotto ad imitazione di giudei, cristiani e pagani in un periodo posteriore della storia islamica. In relazione con ciò, il fenomeno della ‘chiesa musulmana’ deve essere valutato come un fatto non comprovato dal Corano e dalla Sunna del Messaggero di Allah (pace e benedizioni su di lui), fatto che è necessario qualificare come innovazione (bid‘a).
Il Profeta (pace e benedizioni su di lui) disse piú d’una volta: “Qualsiasi mutamento (muhdata) è un’innovazione (bid‘a), qualsiasi innovazione è un traviamento (dalāla), e qualsiasi traviamento è destinato al Fuoco” (an-Nisā’ī) [1].

L’essenza antiislamica del chiericato si è palesata spesso nel processo della storia: concreto esempio di ciò fornisce l’attività delle ‘direzioni religiose[3] dei musulmani’. Organizzate su idea dei miscredenti già nei secoli XVIII e XIX in analogia con le diocesi (eparchie) ortodosse, esse furono chiamate a distruggere l’Islam da dentro, fornendo la sorveglianza dello stato sui credenti, e introducendo nella religione di Allah idee principalmente estranee.

Come è detto nel Corano:

“Essi cercano di ingannare Allah e coloro che hanno creduto, ma ingannano solo sé stessi e non lo sanno. / Nei loro cuori c’è una malattia, e Allah ha aggravato la loro malattia. Per loro vi sarà un castigo doloroso, a causa delle loro menzogne” (al-Baqara: II, 9-10).

Nelle strategie antiislamiche la Russia ha sempre fatto leva sulla sua creatura, introdotta in seno ai musulmani: la ‘chiesa islamica’.
In questo modo, il piú precoce progetto di organizzazione della direzione religiosa nella vita dei musulmani del Caucaso risale al terzo decennio del XIX secolo, e la sua paternità appartiene ad uno stretto collaboratore di A.P. Jermòlov[4], il generale A.A. Vjel’jamìnov. Il senso del suo piano consisteva nell’introduzione di una rigida gerarchia di ecclesiastici, impostata su tre soggetti (muftì, efendì[5] o mullà anziano, mullà) e basata su di un’ordinata struttura verticale di designazione e subordinazione.
Inoltre, il muftì e i funzionarî ecclesiastici del suo apparato dovevano ricevere un grosso stipendio pubblico, e allo stesso tempo, se le loro attività non recavano soddisfacimento, lo stato aveva diritto di “citarli a giudizio del tribunale militare sulla base delle disposizioni generali dello stato” [2]. Organizzando un sistema di ‘sorveglianza statale’ sulla ‘musulmanità’ del Caucaso settentrionale, i circoli amministrativi dell’impero puntarono all’ottenimento immediato di concreti fini politici, che racchiudevano in sé: la vigilanza sulle azioni di persone, che potevano diffondere in ambiente musulmano uno “spirito ostile di disubbidienza”; l’impedimento a formare in seno ai musulmani un “eccessivo corporativismo” nocivo agli interessi statali; l’inammissibilità di un’influenza di “religiosi allogeni, in particolare quelli predisposti contro la Russia” sui musulmani caucasici; la creazione di un “chiericato islamico” nell’immediato interesse del governo, e la coincidenza dei suoi interessi materiali col servizio al governo stesso; la sorveglianza sulle istituzioni scolastiche musulmane [3].

Un progetto affatto curioso di sistemazione della vita religiosa dei musulmani nordcaucasici fu formulato nel 1889 da Dondùkov-Korsakòv, governatore del Caucaso in quel periodo, nella forma di ‘Disposizioni’ sull’ente di direzione per gli affari religiosi dei musulmani nelle regioni di Kuban e Tjerskij [4]. Secondo l’osservazione dell’autore, le suddette ‘Disposizioni’ esortano a prendere “il chiericato islamico”, quanto piú fermamente possibile, “nelle mani dell’amministrazione”; in esse si concedeva agli amministratori responsabili delle regioni di Kuban e Tjerskij il diritto di determinare l’entità delle entrate, per le moschee nelle singole zone e per i mullà [5].
In relazione a questo progetto, il “chiericato islamico” era suddiviso in superiore, nominato direttamente dall’amministrazione, e inferiore, che era subordinato alla sorveglianza incondizionata dei religiosi soprastanti, e sottoposto alla loro ratificazione.

Il chiericato ben pasciuto eseguiva con zelo tutte le istruzioni del padrone, esortando nei suoi sermoni a sottomettersi al prospero[6] reggitore [6], ed esigendo dai musulmani che sul Corano prestassero giuramento di fedeltà a servizio della monarchia [7] e innalzassero regolarmente preghiere allo “Zar di Russia”, il testo delle quali fu redatto personalmente dal generale Jermolov, allora governatore del territorio, nel 1820 [8].

È significativo il fatto che, pur col periodico cambiamento dei dominatori e della situazione politica, non vi sia modo di manifestare il fervore, la diligenza e l’assiduità dei religiosi nel servilismo e nella scrupolosità, il che è particolarmente notevole ai giorni nostri.
Oltre a ciò, tutto il corso della Guerra caucasica fu accompagnato da aspri attacchi dei sacerdoti contro i mujāhidūn, accusati di crudeltà nei confronti dei kuffār. I mullà convincevano il popolo che proprio sui combattenti musulmani ricadessero tutte le colpe delle sventure e della guerra.
Lettere contenenti espressioni d’ubbidienza ai governatori imperiali cosí come a Ljenin, la posizione francamente collaborazionista in varî luoghi, l’aiuto offerto ai bolscevichi contro l’armata di Nažmutdin Gonciskij: tutto questo è la copia esatta di ciò che avviene oggi.
Ergendosi sulle rovine delle moschee profanate dai miscredenti, in mezzo a villaggi devastati a ferro e fuoco, su ordine dei carnefici i sacerdoti per ogni avvenimento accusavano i mujāhidūn, i quali con la parola e con l’azione, nei limiti delle loro possibilità, col permesso di Allah, cercavano di liberare la terra patria dagli eterodossi. Facendo coro ai kuffār, i sacerdoti chiamavano i partigiani ‘malfattori’, ‘banditi’, ‘traviati’.

I commenti forse sono superflui. Secondo il dettato ricevuto, le “direzioni religiose dei musulmani” si sono sviluppate e hanno funzionato senza cambiare la loro essenza sino ai giorni nostri:

Gli odierni sacerdoti, come i loro predecessori, affibbiando al popolo le idee allogene di unilaterale e satanica tolleranza, esortano ad inchinarsi al nemico e diventare muti, ciechi e sordi alla Verità, dopo aver venduto la religione di Allah a un prezzo miserabile.

“In verità coloro chi desidera che si diffonda lo scandalo tra coloro che credono, avranno un doloroso castigo in questa vita e nell’altra ...” (an-Nūr: XXIV, 19).

Gli odierni sacerdoti costruiscono menzogne sulla religione di Allah, nascondendo e falsificando, tacendo e deformando l’Islam in corrispondenza con le proprie necessità.

“E coloro che dissimulano quel che abbiamo rivelato fra i segni e le vie indicate, dopo che nel Libro chiaramente li esponemmo agli uomini, sono quelli che Allah ha maledetto e che tutti maledicono” (al-Baqara: II, 159).

Gli odierni sacerdoti eseguono sacrifizî sanguinosi per il kufr, compilando ‘liste nere’ di musulmani sgraditi, e diventando per di piú diretti complici del terrore antiislamico. “Ogni aiuto ai miscredenti contro i musulmani risulta kufr (miscredenza) e porta l’individuo fuori dell’Islam” [9].
Gli odierni sacerdoti calunniano i mujāhidūn, e giustificano gli omicidî dei musulmani. Riferisce ‘abd Allāh ibn ‘Amr ibn al-‘Ās (che Allah sia soddisfatto di entrambi) che il Profeta (pace e benedizioni su di lui) disse: “Musulmano è colui che non causa danno ad altri musulmani con la sua lingua e con le sue mani” (al-Buhārī e Muslim).
Gli odierni sacerdoti sostengono il kufr, la costituzione del kufr, le leggi del kufr, pur di non perdere la benevolenza dei miscredenti e, di conseguenza, le posizioni imperanti

“Annuncia agli ipocriti un doloroso castigo. / Coloro che si scelgono alleati tra i miscredenti invece che tra i credenti, cercano la potenza da loro? In verità la potenza appartiene tutta ad Allah” (an-Nisā’: IV, 138-139).

“O voi che credete, non sceglietevi per alleati i giudei e i nazareni: sono alleati gli uni degli altri; chi li sceglie come alleati è uno di loro. In verità Allah non guida i popoli ingiusti” (al-Mā’ida: V, 51).

In altri termini, l’odierno ‘personale ecclesiastico musulmano’ predica la miscredenza! Nonostante l’evidente kufr, apertamente praticato dal ‘chiericato musulmano’, sperano costoro di mantenere la condizione di credenti? Sperano costoro che il pronunziare spensieratamente Lā ilāha illā ’Llāh, nonostante azioni apertamente contrastanti con tali parole, salverà le loro vite e i loro beni? In verità sono vane le loro speranze!

Se un musulmano agisce contro i musulmani e si schiera con i miscredenti, allora le relazioni con lui sono le medesime che si hanno con i miscredenti: il suo sangue cioè non è piú proibito. Nonostante che non sia consentito dichiarare kāfir qualcuno senza un processo, allorché una persona entri in un gruppo di miscredenti rende leciti la sua vita ed i suoi beni: ciò significa che condivide lo stato giuridico dell’organizzazione di cui entri a far parte.

Come disse a tal proposito l’emiro Sayf Allāh: “I musulmani che con la parola o con l’azione aiutano i miscredenti contro i musulmani, siano essi impiegati, militari, poliziotti, ecclesiastici, e altro, si oppongono ad Allah, dunque bisogna combattere contro di loro come si fa con i miscredenti. Tutti quelli che si schierano con i miscredenti devono essere combattuti e uccisi, compresi i musulmani. Allah li resusciterà secondo le loro intenzioni”.
Lo šayh al-Islām ibn Taymiyya disse: “Perfino quando qualcuno di coloro che intervengono a fianco dei miscredenti si mettesse ad affermare di essere stato costretto con la forza, questa sola attestazione non lo aiuterebbe” [10].

Occorre inoltre rammentare agli zelanti servi della miscredenza, i quali rientrano nella casta sacerdotale, i molto significativi precedenti storici, che riguardano i loro predecessori. Rammentare quel che è già accaduto, quando essi, non appena i focolai di resistenza furono stati repressi, e fu cessato il bisogno della loro ‘pacificazione’, i loro passati padroni semplicemente li sterminarono vista la fine dello stato di necessità. Proprio allora, quando le loro famiglie erano spietatamente sterminate, quando davanti a loro s’aprivano con ospitalità i battenti di vagoni affollati[7], quando la loro sorte divenne in questa vita quella schiavitú concupita[8], alla quale essi avevano invitato, e nella vita futura il fuoco infernale!

La storia ha dimostrato che i miscredenti, non appena prevalgono sui musulmani, cominciano subito a servirsi dei sacerdoti, ma non perché il clero rappresenti per loro una qualche minaccia. No. La ragione è che codesto miserabile, corrotto, ipocrito ceto suscita ribrezzo perfino nei suoi padroni, i quali presto o tardi lo mandano al macello, come bestiame malato e inutile. Come è stato promesso da Allah l’Altissimo:

“Cosí noi abbiamo assoggettato alcuni blasfemi ad altri, in cambio di quel che essi hanno deciso” (al-An‘ām: VI, 129).

Gli odierni religiosi preghino dunque Allah affinché il Jihād continui, perché altrimenti i miscredenti li tratteranno nel modo che già s’è visto in passato; e si pentano, sperando nella misericordia dell’Altissimo, che ha detto:

“Come può Allah guidare sulla Diritta Via uomini che sono divenuti miscredenti dopo aver creduto e testimoniato la veridicità del Messaggero, e dopo che sono apparsi loro segni evidenti? Allah non guida per la Diritta Via gli uomini ingiusti. / La loro ricompensa è la maledizione di Allah, degli angeli e degli uomini. / Rimarranno in essa eternamente. I loro tormenti non saranno alleviati, ed essi non riceveranno nessuna dilazione, tranne coloro che poi si saranno pentiti e avranno corretto il loro operato. In verità Allah è Colui che perdona, il Misericordioso” (Ālu ‘Imrān: III, 86-89).

Note dell’autrice:

[1] Detti del medesimo significato furono trasmessi da Jābir (che Allah sia soddisfatto di lui), questo raccolto da Ahmad; da al-‘Irbad ibn Sāriya, questo raccolto da Abū Dā’ūd; da ibn Mas‘ūd (che Allah sia soddisfatto di lui), questo raccolto da ibn Māja.
[2] Il generale A.A. Vjel’ja minov e la direzione della vita religiosa dei montanari caucasici, pubblicato da D.Ju. Arapov, fonte 2003, n.5, pag. 18.
[3] S.G. Rybakov, Ordinamento e bisogni della direzione degli affari religiosi per i musulmani di Russia (anno 1917), da L’Islam nell’Impero Russo, pag. 273.
[4] Archivio statale storico-militare russo, 400, 1, 4870, 1-10.
[5] Archivio della politica estera dell’Impero Russo, 147, 485, 1267, 5.
[6] D.Ju. Arapov, La politica imperiale nel campo dell’organizzazione statale dell’Islam nel Caucaso settentrionale fra il XIX secolo e l’inizio del XX.
[7] D.Ju. Arapov, Il giuramento dei musulmani negli atti legislativi e nella letteratura giuridica del XIX secolo, in Diritto antico, M, 2002, n.2 (10).
[8] D.Ju. Arapov, A.P. Jermolov e il mondo musulmano del Caucaso, in Atti dell’Università di Mosca, serie 8, Storia, M, 2001, n.6, pagg. 56-57.
[9] ‘abd al-Qādir ‘abd al-‘Azīz, Al-‘umda fī i‘dād al-‘udda, pag. 476 e pag. 480.
[10] ibn Taymiyya, Majmū‘ al-fatāwā, n.28, pagg. 535-537.

Sorella Hawwā’
Hava Beštoyeva per Kavkazcenter

JazakAllahu khayran ‘Abd Allāh Nūr as-Sardānī per la traduzione!

Note del traduttore:

[1] Dal persiano mullā (Le note a piè di pagina sono del traduttore, quelle dell’autrice sono collocate in chiusura di articolo).
[2] Dall’arabo muftī o muftin ‘giureconsulto’.
[3] Traduciamo in questo modo il russo duhovnyj, che vale non solo ‘ecclesiastico, religioso’, ma anche ‘spirituale’, giacché deriva dal sostantivo duh ‘spirito’: si noti il processo semantico, che dal campo spirituale arriva al campo temporale. Allo stesso modo duhovjenstvo dal significato di ‘spiritualità’ assume quello di ‘chiericato, sacerdozio’.
[4] Il sanguinario comandante in capo dei russi nella Guerra caucasica.
[5] Dal turco efendi ‘signore, principe’. Si osservi che se il muftì, cui sono subordinati gli altri ordini sacerdotali, è stato paragonato al vescovo cristiano, la sua figura superiore di riferimento non è il papa cattolico o il patriarca ortodosso, ma, in realtà, l’imperatore russo in persona.
[6] Il verbo zdravstvovat’ significa anche salutare, ed è qui implicito il fatto che nei sermoni in moschea si augurasse prosperità al sovrano, esattamente come oggi il ‘clero’ ufficiale prezzolato in molti paesi arabi recita instancabilmente Bāraka ’Llāhu ’l-malik.
[7] Allusione alle deportazioni, particolarmente cruente in epoca staliniana.
[8] Nei campi di concentramento uralici e siberiani

21 nov 2008

L'orazione: Salat

L'orazione rituale e la decima (salat e zakat), sono deue elementi fondamentali della pratcia religiosa islamica.

Per quanto riguarda l' orazione è bene chiarire subito che non si tratta della preghiera, come viene intesa in ambiente cristiano. L'orazione è il secondo pilastro su cui si fonda l' Islam ( il primo p l' attestazione di fede nel Dio Unico e nella missione profetica del suo Iviato Muhammad ) ed è ben chiaramente definita nelle sue modalità di esecuzione nei suoi orari.

Ci sono cinque (salawat) quotidiane.

Al mattino, appena comincia ad intravedere la luce, è il tempo dell' orazione dell' alba in arabo Fajr e questo periodo termina con l'inizio del levarsi del sole.

La seconda orazione è quella del mezzogiorno dhor, il cui tempo inizia appena il sole ha raggiunto il culmine della giornata e comincia a declinare. La fine del tempo di questa orazione coincide con l'inizio di quella del pomeriggio asr, che determina quando il sole diventa rosso e volge al tramonto.

Non appena il sole è scomparso sotto l' orizzonte è tempo di elezione della preghiera del tramonto maghrib .

Circa un' ora e mezza dopo, si ha l' orazione della sera ishai che conclude il cilco.

Ogni orazione è composta da 5 unità adorative rakat, ogni rakat è composta di gesti e recitazioni obbligatorie. E dopo la formulazione dell' intenzione niyya il credente ( specifichiamo sempre uomo o donna che sia ), in stato di purezza rituale, si mette ritto guardando in direzione della Mecca cioè qibla e inizia l' orazione pronunciando il takbir ( Allah Akbar , recita la Sura Aprente Al-Fatiha ed alcuni altri versetti ayet del Corano, dopo di ciò si inchina rukù si rialza poi si prosterna sujud profondamente ( 2 volte ) andando a toccare la terra con la fronte ed il naso; si rialza e conclude così la prima unità adorativa e inizia la seconda praticamente identica alla prima.

Al termine di questa seconda unità di preghiera, il credente, prima di rialzarsi assume la stazione del giulus, ovvero la seduta, durante il quale si recita il tashahhud, una particolare orazione, nella quale ribadisce la sua fede all' unicità di Dio e nella missione profetica di Muhammad.

L' orazione dell' alba è composta di due unità adorative,

quella del tramonto di tre

le altre orazioni dhor, asr, e ishai richiedono quattro unità ciascuna.

Questa la forma esteriore dell' orazione. Invece per il suo significato interiore cito un atradizione riferita da Abu Hurayra (pbdl) e che in seguito fu poi riportata da al-Bukhari e da Muslim.

" Ho sentito l' Inviato di Allah (swt) dire:" Avete considerato il caso di uno di voi che avesse un fiume davanti alla porta di casa e ci si lavasse ogni giorno cinque volte: resterebbe qualcosa della sua sporcizia?". "Non resterebbe nulla", confermarono. "E' la stessa cosa per le cinque orazioni, con le quali Allah ( swt) cancella i peccati", concluse il Profeta".

20 nov 2008

COLORIAMO IL MONDO CON L' HIJAB

Da sempre noi donne musulmane siamo state attaccate da tutti solo per il fatto di indossare il HIJAB. Agli occhi della gente il " velo " è sempre stato il simbolo dell' ISLAM. Indossarlo non è solo appartenere ad una religione, ma anche uno strumento di forza e determinazione per una coraggiosa scelta di vita e per il compiacimento di Allah (swt) e per rispetto del Nostro Creatore Allah (swt).

Ecco che il velo assume un ruolo di fondamentale importanza, quando lo si indossa, fa risaltare ancora di più la naturale e spontanea bellezza dell' essere femminile, che avvolta in splendidi e pregiatissimi veli non mostra nulla di sè ed è fiera ed orgogliosa del suo essere "donna musulmana". Attira gli sguardi della gente come s efosse una calamita e fa in modo che o nel bene o nel male comunque le persone si ricordino che quel "velo" rosso, giallo, vrede, blu, o viola, qualunque sia il suo colore non fa distinzione tra razze siano donne bianche o nere, e di qualsiaisi sia il loro colore della pelle, l' HIJAB fa ricordare l' ISLAM, la sottomissione ad Allah (swt), la pace, e ricorda che in questa vita Terrena siamo di passaggio e che alla fine il nostro compito è quello di far conoscere il messaggio di Allah (swt) una volta ritornati all' ISLAM.

Quindi sorelle mie carissime "vecchie" o "nuove" che siate non abbiate paura di colorare il mondo con il vostro HIJAb. Temete solo Allah (swt) e mostrate al mondo i vostri veli e siate orgogliose e fiere di quello che Allah (swt) vi ha fatto conoscere.

COLORATE IL MONDO DI HIJAB



"E dì alle credenti di abbassare i loro sguardi ed essere caste e di non mostrare, dei loro ornamenti, se non quello che appare; di lasciar scendere il loro velo fin sul petto........"
(Corano An-Nur, ayet 31)

15 nov 2008

IL CONCETTO DI JIHAD

IL CONCETTO DI JIHAD, questo è un discorso molto complesso e visto da fuori e da una concezione di "islam laico" ancora peggio e più difficile accettare il concetto fondamentale di JIHAD ed in una chiave un pò femminista si può anche parlare di JIHAD ROSA.

Ora partendo da questo punto di vera e propria importanza per i Credenti ( uomo o donna che sia ) ci tengo a precisarlo altrimenti si rischia di non capire il senso "neutro" della parola e generare così interpretazioni poco chiare da parte di chi legge.

Comincio subito dicendo che il termine "Jihad" significa "sforzo", il "jihad fi-sabili-llah" è lo sforzo sulla via di Allah. Nonostante l' interpretazione volutamente riduttiva che si segue in Occidente questa parola è pregna di una quantità di significati e disegna atteggiamenti diversi.

Cominciando dal più conosciuto ossia lo "sforzo militare" a cui i Credenti ( al-Mu'minun)  sono chiamati per difendere la loro Umma ( Comunità ). A tale proposito Allah dice:

"Vi è stato ordinato di combattere, anche se non lo gradite. Ebbene, è possibile che abbiate avversione per qualcosa che invece è un bene per voi, e può darsi  che amiate una cosa che invece vi è nociva. Allah sa e voi non sapete." ( Corano Al-Baqara, ayet 216 )

Quando la Comunità dei musulmani è aggredita, minacciata,oppressa o perseguitata, i Credenti hanno il dovere di combattere esercitando il loro diritto (dovere alla leggittima difesa).

Il Corano dice:"coloro che si difendono quando sono vittime dell' ingiustizia." (Ash-Shura , ayet 39)

La guerra obbedisce a precise norme chiaramente stabilite dal Libro di Allah e dalla Sunna dell' Inviato ( pbdl ).

Allah dice:"Combattete per la causa di Allah contro coloro  che vi combattono ma senza eccessi, che Allah  non ama coloro che eccedono". ( Corano Al-Baqara, ayet 190 ).

Ovviammente si parla di una guerra di carattere difensivo  e che quindi deve essere condotta senza lasciarsi  mai andare all' efferatezza e alla crudeltà.

Il Profeta (pbdl) disse:"Non uccidete i vecchi, i bambini, i neonati e le donne". e poi ancora disse:" I Credenti sono più umani anche negli scontri più crudeli".  A tale proposito vietò di utilizzare il fuoco come arma contro le genti, vietò il taglio degli alberi e l' inquinamento delle acque. Il diritto Islamico precisa le norme della dichiarazione di guerra, dell' ingiunzione della resa, del trattamento dei prigionieri e del loro riscatto. Ci si riferisce alla Belligeranza è intesa come condizione eccezzionale o di passaggio, che però deve essere cessata al più presto possibile.

Dopo i versetti che ordinano la guerra contro oppressori e persecutori dice Allah (pbdl):"Combatteteli finchè non ci sia più persecuzione e il culto sia [reso  solo]  ad Allah. Se desistono non ci sia ostilità, a parte contro coloro che prevarciano." ( Corano Al-Baqara, ayet 193 ).

Quando la guerra si conclude con la conquista da parte dei  musulmani di un territorio abitato da gente appartenente ad una delle religioni del Libro, la condizione  dei cittadini non musulmani in uno Stato retto dalla legge Islamica è quello di " dhimmy" cioè protetti. Essendo esentati dallo zakat ( la decima ), essi sono sottoposti  al pagamento della "jizya" (imposta di protezione)  e possono vivere indisturbati partecipando alla vita sociale e amministrativa dello Stato. La loro incolumità è garantita da un "hadith" del Profeta (pbdl) che disse:"Nel Giorno della Resurrezione, io steso  sarò nemico di chi ha dato fastidio ad un protetto".

La guerra può essere parziale o totale. Nel primo caso sarà sufficiente che una parte  dei credenti vi partecipino, per assolvere  l' obbligo di tutta la Comunità. Se invece si tratta di una guerra totale, tutti i Credenti sono sono tenuti a parteciparvi, ognuno secondo le sue condizioni e possibilità. Quelli che partecipano alla lotta sulla via di Allah ( pbdl) sono chiamati mujahidin, e godono della massima considerazione della loro Comunità in questa vita e, nell' altra sono tra coloro che staranno più vicini al loro Signore. Se Allah ( pbdl) concede loro la vittoria, li colma di onore e di bottino; se perdono  la vita nella lotta, Egli perdona i loro peccati e li accoglie presso di Sè. Egli dice nel Suo Libro  Sublime:

"Non considerare morti  quelli che sono stati uccisi sul Sentiero di Allah. Sono vivi invece e ben provvisti dal Signore, lieti di quello che Allah, per sua Grazia concede". ( Corano Al-Imran, ayet 169-170 ).

Disse l' inviato di allah ( pbdl):" Chi non combatte per la causa di Allah, e Allah bene onosce colui che lo fa solo per Lui, è paragonabile a chi digiuna e prega in continuazione. Allah garantisce il Paradiso al mujahidin,  che incontra la morte. Se ritorna dal jihad sano e salvo, gli concede bottino e ricompensa".

Il jihad è la lotta per il bene, per il trionfo della Parola di Allah, per la sua diffusione tra i popoli del mondo. Questa lotta può anche essere anche svolta in modo non violento. La parola, gli scritti, l' esempio del musulmano (uomo o donna che sia ) son altrettante  sfide alla miscredenza e all' ingiustizia. Ogni comportamento  che vada  al di là di quanto è obbligatorio e prescritto, nella pratica rituale, nell' attività lavorativa, nello studio, nell' impegno sociale, può essere considerato jihad  ogniqualvolta lo sforzo prodotto tenda al compiacimento di Allah e alla visione del Suo Volto.

Infine il jihad è una forma di avvicinamento  ad Allah, è il segno  dell' amore del servo per il Suo Creatore. Disse il Profeta (pbdl):" Tutti color che moriranno senza aver partecipato al jihad o senza aver nutrito in cuor loro la speranza di parteciparvi, lasceranno la vita con una punta di ipocrisia".

 

14 nov 2008

ISTIGAZIONE ALL' ODIO ? NO PROBLEM CI PENSA mAGDI aLLAM

L'islam “touot court” cioè il cuore dell' Islam secondo M. Allam, non si sta preparando alla convivenza ed alla conciliazione ma si dedica alla sostituzione della “ nostra civilta”. Sempre secondo lui, l'UCOII ospita e protegge membri del terrorismo e lui ne conosce i nomi e come in un vero e proprio regime fascista, li ha svelati tutti! Spione, doppia faccia e doppio giochista, non solo, raggiunge il massimo dell' esagerazione quando nelle sue affermazioni contro l'Islam: ( e qui cito parole sue) dice:

”l'estremismo si alimenta di una sostanziale ambiguità insita nel Corano e nell' azione concreta svolta da Maometto"

Cosa significa questo? Vuole dire che il Corano è falso e che il Profeta (pbdl) svolgeva la sua azione con falsità e quindi predicava bene e razzolava male?

Ma Sign. Allam, è forse si rende conto che se c'è uno che predica bene e razzola male quello è proprio lei, incoerente ed ambiguo al massimo della potenza!

Lei per primo ha sempre sostenuto la tesi dell' " islam laico e moderato" e poi dice che questo tipo di Islam non esiste. Lei vorrebbe "ricostruire l' islam" è sempre stata la sua missione, il suo vero scopo è sempre stato quello di creare attorno all' Islam un atmosfera di vera e propria ostilità ed in un certo senso c'è anche riuscito. Ma io le pongo due domande:

"si è mai chiesto come mai in Italia le persone che si convertono all' Islam sono sempre più numerose? "

"Non le fa pensare forse che proprio così "cattivo" l' islam non lo è?"

E poi afferma: "Il fatto che le efferatezze e le nefandezze dei terroristi trovino una leggitimità islamica e coranica obbliga ad approfondire il discorso sulla radice del male"

Con queste paroel lei fa capire che l' Islam è il male assoluto, afferma anche che nel Corano tanti versetti spingono verso un ideologia di oio e di morte.

E' davvero bravo a dire alla gente che l' Islam è il male! E' riuscito nella sua missione ma si ricordi che l' importante è essere convinti delle proprie idee e lei mi sembra che da quando è diventato cristiano lei sia ancora peggio di prima.... Ma è sicuro di aver capito bene il Corano, non è che per caso ha citato solo quello che le faceva comodo e poi ha girato la frittata per poter mangiare meglio?

selam di prova

10 nov 2008

cambio programma

Sorelle carissime vi volevo ricordare che invece del 14/11 su raiuno dalla Caterina Balivo sarò il 28/11 perchè in diretta con me ci sarà mio marito ed anche il mio piccolo Nasrallah, la piccola Aisa di 4 anni non può venire perchè ci vuole il permesso della questura.
Selam a presto!

9 nov 2008

METTIAMOCI IL HIJAB

Ecco le istruzioni per indossare al meglio il hijab, in questo video sono rappresentati alcuni semplici modi per indossarlo con facilità.

Utile per chi si avvicina all' Islam e al hijab per la prima volta!

7 nov 2008

IO NON MI SENTO ITALIANA...............

Come la canzone di Giorgio Gaber che dice :"IO NON MI SENTO ITALIANO MA PER FORTUNA O PURTROPPO LO SONO" mai  parole così superficiali all' impatto ma così profonde nel contenuto  rappresentano secondo quello che è la descrizione dei "nuovi italiani". 

Anche io quando mi presento alle persone dico prima di essere musulmana e poi italiana!
Sarà che mi vergogno un pò dell' Italia in genere, parlo sempre  a livello "intellettivo" e "culturale-religioso" se così possiamo definirlo....

Riuscire a far rispettare i propri diritti è difficile da queste parti ma però si sa con la forza di Allah ce la possiamo fare l' importante e non dimenticare di essere MUSULMANI, nonostante le critiche, e di quelle ne arrivano da tutte le parti, io poi che vivo in una città piccolissima dove tutti sanno tutto.... 

Stiamo unite sorelle e fratelli siamo forti ALLAH CI CHIAMA E  CI ILLUMINA IL CAMMINO e noi siamo chiamati a rispondere al NOSTRO CREATORE!

5 nov 2008

AFEF CONTRO FARIAN SABAHI

L'araba Afef striglia il convertito Allam

L' opera di disinformazione, vera o presunta, dell'anti-estremisti islamici Magdi Allam fa aggrottare le curate e lunghe sopracciglia della signora Afef Jnifen, tunisina di nascita ma coniugata Tronchetti-Provera, che dalla prima pagina della Stampa del 28 marzo prende di petto il giornalista del Corriere della sera convertitosi al cattolicesimo alcuni giorni prima.

"Gli articoli che da anni scrive Magdi Allam sono stati molto dannosi per la comunità arabo-musulmana in Italia. Non c'è stato alcun esponente della destra, anche la più estrema, che abbia fatto un lavoro tanto negativo", scrive Jnifen che subito precisa: "pur essendo italiana, le mie origini si radicano nella cultura islamica e faccio parte della comunità araba in Italia. Non sono praticante, ma per rispetto della religione musulmana, la religione dei miei genitori in cui sono cresciuta, sento di dovere intervenire".

Di intervenire per dire la sua verità: Allam "vuole soltanto alimentare i conflitti, infiammare lo scontro di civiltà per cercare di passare alla storia come un simbolo e una vittima di queste crisi. E’ diabolico, ma non ci riuscirà".
Alcuni giorni prima Allam - egiziano di nascita - era stato battezzato in San Pietro da Papa Benedetto XVI durante una veglia pasquale molto seguita dai media. Il giornalista aveva ripudiato la religione musulmana e per questo era stato criticato da esponenti della comunità islamica.

Il vice direttore ad personam del Corriere della sera nei suoi articoli e nei suoi libri da tempo accusa l'occidente di lassismo nei confronti dell'islam radicale e delle sue derive terroristiche. Denuncia inoltre le persecuzioni di cui ancora oggi sono vittime i cristiani nel mondo musulmano.
Per la signora Tronchetti-Provera questa attività però si risolve in un'opera di "disinformazione". Scrive infatti: "non posso più tacere sulla disinformazione riguardo al mondo musulmano che Magdi Allam porta avanti da anni".

A sostegno della sua tesi, Jnifen afferma che "Allam grida al genocidio contro gli eberi e i cristiani nel mondo islamico" tralasciando di segnalare che "ci sono stati e ci sono conflitti anche all'interno di una stessa religione, tra sciiti e wahabiti, tra sunniti e sciiti, tra cattolici e protestanti".
Ma anche la signora omette qualcosa, e di non poco peso: di ricordare che dalla pace di Westfalia (1648) in poi i cristiani hanno smesso si sgozzare il prossimo in nome della religione, contrariamente a quanto accade invece ancora oggi fra gli islamici.

La signora Tronchetti-Provera argomenta poi, a riprova dello spirito di tolleranza a suo dire riscontrabile nel mondo musulmano, che "nei giorni scorsi in Qatar" è stata aperta "la prima chiesa cristiana" e che altre nove sono presenti fra Emirati Arabi e Oman. Sono dunque dieci, a tutt'oggi, le chiese cristiane presenti nell'intero del vasto mondo musulmano, dove notoriamente le autorità politiche ostacolano l'insediamento di comunità cristiane. Tale cifra per la signora è evidentemente ragguardevole ma appare di certo ridicola se confrontata alle migliaia di moschee sparse nel mondo cristiano, dove da secoli vige la libertà religiosa.
Quanto ai misfatti commessi a piene mani nei quattro continenti dai tagliagola islamici in nome del loro Dio, Jnifen è sbrigativa: "Certo che nel mondo musulmano ci sono gli integralisti, chi lo nega?" scrive aggiungendo poi "ma nessuno oserebbe dire che poichè Mussolini e Hitler erano cristiani il cristianesimo sia violento".

Come se Mussolini avesse mai ordinato esecuzioni in nome del Papa, e come se Hitler avesse perseguitato gli ebrei ed altre minoranze sventolando il Nuovo Testamento.
I richiami alla guerra di religione e all'odio razziale che ad intervalli regolari vengono da anni e ancora oggi lanciati dai vari bin Laden, Al Zawahiri e via terrorizzando vengono bellamente ignorati dalla signora che in tal modo si esima dall'esprimere in proposito un giudizio, magari ispirato dalla sua sensibilità di italiana naturalizzata.

Afef Jnifen preferisce attaccare Allam, anche sul piano personale. "Allam ha troppo astio dentro di sè", sentenzia tirando quindi una stilettata all'avversario: "mi auguro che ora dopo il battesimo trovi pace interiore, lo dico senza ironia".

Non contenta, la gentile signora ipotizza, dando prova di un'eleganza non all'altezza degli accessori di cui si circonda, che dalla sua conversione Allam tragga lo spunto per scrivere e per vendere un libro e aggiunge: "spero soltanto che darà i soldi in beneficenza a qualche parrocchia".
Certa, a questo punto, di aver mandato la tappeto il povero avversario, Jnifen chiude il suo ragionamento con un fraterno saluto da cui si capisce quanto ella sia aperta al confronto civile: "Caro Magdi, alla faccia tua il dialogo continuerà".

Allam replica ai suoi criticiL'indomani il Corriere della sera pubblica uno scritto di Magdi Allam in cui il giornalista risponde ai suoi numerosi critici, in particolare ai "cristiancomunistislamici", e quindi anche alla signora Jnifen-Tronchetti-Provera, peraltro mai nominata.

"Ormai - afferma il giornalista - la millenaria esperienza con l'islam deve insegnarci che il dialogo è possibile solo con quei musulmani che accettano di assumere incondizionatamente, a prescindere da ciò che dice o non dice il Corano, rivolgendosi nella propria lingua alla loro gente, una chiara e ferma posizione sulle questioni concrete, tra cui oggi certamente figurano il massacro e la persecuzione dei cristiani, la negazione del diritto all'esistenza di Israele, la condanna a morte dei musulmani convertiti in quanto apostati, la legittimazione del terrorismo palestinese ed islamico, la discriminazione e la violenza nei confronti della donna e, più in generale, la violazione dei diritti fondamentali dell'uomo".

Afef, due volte privilegiataAlla signora Jnifen in Tronchetti-Provera risponde la giornalista e saggista esperta in questioni islamiche Farian Sabahi, figlia di un iraniano e di un'italiana, con un commento pubblicato il 2 aprile dalla Stampa e intitolato: "Il gesto di Allam possibile solo in Europa".

"Vivere in Europa - scrive Sabahi - è un privilegio per i musulmani e per noi seconde generazioni", tanto più se si è donne. Infatti, ricorda l'esperta, "il Corano permette al musulmano di sposare una monoteista senza imporle la conversione. Ma alla donna usulmana sono proibite le nozze con un uomo di fede diversa. Il legame tra la libertà religiosa e i diritti delle donne sembra sfuggire ad Afef".

La ragione di tale inconsapevolezza sta nel fatto, scrive Sabahi, che Afef, a differenza di tante donne islamiche, può permettersela: "Il problema della libertà religiosa non si pone per Afef e per tutte coloro esonerate per status dal prendere certe precauzioni, ma è una realtà per tante musulmane (anche in Europa) che per sposare un 'infedele' devono convincerlo a convertirsi".
"Ricordiamoci - conclude la giornalista - che se abbiamo deciso di vivere in Europa è anche perchè qui, in virtù della separazione tra autorità spirituale e potere temporale, godiamo di diritti altrove negati. Diritti che rischiamo di dare per scontati".

Afef replica: ci sono muslmani progressisti"Non tutti i paesi arabi sono uguali e non tutti i paesi musulmani sono uguali", esiste un mondo islamico arabo moderato e progressista replica Afef a Sabahi il 3 aprile sempre dalle pagine della Stampa accusando quindi la giornalista di averle "mosso delle critiche del tutto personali, e del tutto fuori luogo, che nulla hanno a che fare con il tema in questione" e di "aver citato le mie parole stravolgendone il significato".

Sabahi, è il ragionamento della signora Tronchetti-Provera, proviene "da un paese musulmano e teocratico come l'Iran, un paese non arabo, un paese dove le donne, che tu (Sabahi) vorresti difendere a spada tratta dall'Europa e non in prima linea a Teheran, vengono ancora lapidate dopo giudizi sommari".

Afef non si pone il problema di sapere se un paese che lei stessa manifestamente giudica così arretrato sul piano della storia e dell'organizzazione sociale mostrerebbe un volto diverso e più rispettoso dei diritti umani se la sua popolazione non fosse a stragrande maggioranza musulmana.

Per lei la causa è una e solo una e anche semplice: gli iraniani, "non arabi", hanno frainteso gli insegnamenti del Profeta Maometto. Scrive infatti: "Questo non accade per colpa della religione musulmana, semmai di una devianza della stessa". Insomma gli iraniani, "non arabi", sarebbero "musulmani che sbagliano".

Accennato pudicamente a non meglio precisate "minacce terroristiche", delle quali peraltro come è ben noto si fanno instancabilmente megafono arabi doc come lo yemenita bin Laden e l'egiziano Al Zawahiri, la signora Tronchetti-Provera preferisce sottolineare che tali minacce "fanno tristemente comodo a chi vuole strumentalizzare e fomentare il conflitto interreligioso".
Di ben altra pasta è fatta Afef che rivendica con orgoglio le sue origini: "le mie idee nascono e si formano in paesi arabi progressisti come la Tunisia e il Libano. Capisco che per te sia difficile coglierle", dice a Sabahi dimenticando che le idee della saggista sono nate e si sono formate in un paese certamente non arabo ma certamente progressista come l'Italia.

Del resto, osserva Afef, "anche nella cattolicissima Europa sette donne su dieci subiscono violenze a vario titolo. Eppure nessuno si sente in dovere di scomodare la religione". Ancora una volta la signora Tronchetti-Provera finge di dimenticare che in Europa tali violenze non sono inflitte in nome della religione, come invece è la regola in molti paesi musulmani, e che chi si macchia di tali infamie se in Europa viene condannato dalla legge e ancor prima dalla società, nel mondo islamico viene invece spesso preso ad esempio.



"Chi generalizza disinforma", conclude Afef generalizzando.

PERCHE' QUESTO TITOLO?

Anche questo fa sempre parte della stessa intervista, e qui spiego chiaramente e meglio il perchè della mia conversione e del titolo del libro!

Era la prima intervista ed un pò ero anche emozionata!

N.B.

Anche qui la qualità video è un pò scadente ma l' audio è quello che conta!

LA COSTITUZIONE ITALIANA.......

Questo è un pezzo dell' intervista andata in onda su CANALE ITALIA da Gianluca Versace il 13/09/2008.

In questa intervista spiego perchè noi musulamani abbiamo diritto di avere le moschee ma con il minareto e non i garage adibiti a "luogo di culto".

Così potete capire anche perchè ho scritto il libro.

N.B.

La qualità del video non è delle migliori perchè è da videocasetta!

4 nov 2008

3 nov 2008

Allora? come è andata?

Selam a tutte/i allora che ne pensate del mio intervento alla trasmissione de Alle Falde del Kilimangiaro?