Slobodan Milošević è stato presidente della Serbia e della Repubblica Federale di Jugoslavia come leader del Partito Socialista Serbo (SPS).
Accusato di crimini contro l'umanità per le operazioni di pulizia etnica dell'esercito jugoslavo contro i musulmani in Croazia, Bosnia-Erzegovina e Kosovo, contro di lui era stata mossa anche l'accusa di aver disposto l'assassinio di Ivan Stambolić, suo mentore negli anni ottanta e suo possibile avversario nelle elezioni presidenziali del 2000.
La svolta nella sua carriera di grigio funzionario statale avviene nel 1986: Milošević viene eletto presidente della Lega di comunisti serbi, grazie al sostegno del presidente della Serbia, Ivan Stambolić, suo amico personale e padrino politico. Gli anni ottanta si caratterizzano per la rinascita del nazionalismo serbo e per il disconoscimento del modello della Jugoslavia titoista e della figura di Tito stesso.
L'apice del nazionalismo è raggiunto il 24 settembre 1986, quando il quotidiano belgradese Večernje Novosti pubblica alcune parti di un documento noto come il Memorandum dell'Accademia Serba delle Scienze. In questo testo, redatto da intellettuali serbi guidati dal romanziere Dobrica Ćosić, si elabora un atto di accusa contro Tito, accusato di attività antiserba, e si descrive un progetto di completa eliminazione etnica degli Albanesi dal Kosovo. Il testo è pericolosissimo per la stabilità della zona e tutta l'élite serba, a partire dal presidente Ivan Stambolić, ne prende le distanze. L'unico a mantenere il silenzio e a non commentare il memorandum è Milošević.
In Kosovo si intensificano gli scontri tra UCK, l'esercito di liberazione albanese, e la polizia federale. Nella provincia erano presenti inoltre truppe paramilitari serbe, che non godevano ufficialmente dell'appoggio di Belgrado e che agivano secondo Milošević e alcuni osservatori del tutto autonomamente. La strage di Račak, con la morte di 40-45 kosovari di etnia albanese, apparentemente giustiziati, acuisce la crisi, anche se tutt'oggi permangono forti dubbi sulle responsabilità e le autorità serbe hanno negato di aver effettuato esecuzioni di massa. A Rambouillet falliscono i tentativi di mediazione tra governo federale e gruppo di contatto (USA, Russia, Francia, Germania, Regno Unito e Italia) sullo status della provincia. Tra marzo e giugno del 1999 la NATO bombarda la Jugoslavia (Operazione Allied Force), colpendo anche molti obiettivi civili, fino al completo ritiro dell'esercito dal Kosovo.
Si ringrazia all’amico Geremyss
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