14 giu 2009

Gheddaffi beduino

Si puó essere più o meno d'accordo sulla personalità di Gheddafi, ma l'analisi di Sherif è a dir poco spettacolare nel rendere alla perfezione l'arroganza tipica italiana, che non ha colore - destra, sinistra o centro che sia - perché basata sulla tipica ignoranza autocompiacente dei miei concittadini, che NON mi fanno pentire di avere lasciato l'Italia 12 anni fa". E. Gullo
In questo paese nemmeno ai capi di stato in visita ufficiale per pochi giorni viene risparmiato il trattamento riservato ai comuni immigrati "ospiti" da più di vent'anni inclusivi di tasse e contributi. Un capo di stato straniero, nel corso della sua prima visita ufficiale in Italia dal 1969, è stato volgarmente e gravemente insultato con epiteti discriminatori e chiaramente razzisti, come il "cammellaro fuori di testa". Gli danno del beduino senza sapere che essere beduini, nella cività araba, è sinonimo di coraggio, solidarietà, giustizia, rigore morale. E siccome tutto ciò accade in nome della "libertà di espressione", della "democrazia", della difesa della "dignità degli italiani" e dei "diritti dei migranti", il governo non ha espresso scuse ufficiali e il ministro degli Esteri non ha pensato di dimettersi. Molte sono state le scuse inventate per giustificare questa incredibile bassezza diplomatica. E' stato detto che Gheddafi era un dittatore. Ammesso e non concesso che cosi sia, quanti dittatori hanno visitato l'Italia senza che la loro presenza scatenasse l'isteria collettiva che ha circondato la visita del Fratello Colonnello? Mi piacerebbe sapere poi quanti di quei parlamentari che si sono stracciati le vesti e quanti di quegli studenti che hanno manifestato saprebbero spiegarmi come funziona il sistema politico libico, un unicum di incredibile complicazione dove il consiglio rivoluzionario - non eletto - ha ridotto i suoi poteri per convivere con un sistema piramidale di legittimazione dal basso. Non mi faccio illusioni: questi sono gli stessi parlamentari che non sanno nemmeno dove sia l'Afghanistan e gli stessi studenti convinti che in Iran si parli arabo. Per istillare un po' di dubbi, faccio poche citazioni tratte dalla stampa italiana di questi giorni: Guido Rampoldi ammette, sulla prima pagina di Repubblica, che "Il colonnello libico è un dittatore sui generis, non fosse altro perché in patria gode tuttora di un significativo consenso". Valentino Parlato, nato a Tripoli nel 1931, in un'intervista a La Stampa lo definisce "Leader" e alla domanda del giornalista "Leader o dittatore?" risponde: "Leader. La connotazione occidentale di dittatore non corrisponde alla realtà libica. Dittatore è un modo per indicare un nemico. Il leader, invece, ha un grande prestigio". A questo punto il giornalista ribatte che il giorno prima Gheddafi ha detto "papale papale che per lui i partiti vanno aboliti" (ma se è per questo, anche Beppe Grillo afferma che i "partiti sono il cancro della democrazia") e Parlato risponde: "Sarei tentato di dire che sono d'accordo. I partiti sono una mediazione tra il popolo e il governo. In soldoni, rappresentano una mediazione del potere. Lui, con la sua rivoluzione verde, ha percorso la strada della democrazia diretta". E infatti, sempre su La Stampa, Igor Man afferma: "E qui va ricordato come nella Jamahiriya (equivalente arabo di Repubblica popolare) sono i Comitati popolari a far da barometro, a rivelare gli umori delle «masse». Gheddafi è il leader ma lo si discute, non di rado". Vi rimando all' origine dell' articolo

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