tratto da:
http://www.babelmed.net/Paesi/Italia/fomentare_lodio.php?c=4113&m=526&l=it
La dirompente ondata anti-islamica che si è abbattuta sull'Europa funziona sempre allo stesso modo. Stesse generalizzazioni, stesse stigmatizzazioni, stessa deumanizzazione, stessa schifosa ignoranza, stessa equazione semplificata: tutti gli arabi sono musulmani, tutti i musulmani sono islamici, tutti gli islamici sono terroristi: l'islam è una religione fondata sulla violenza il cui nocciolo sostanziale genera necessariamente violenza, la civiltà arabo-musulmana, impigliata nel suo oscurantismo, è immobile da più di un millennio. I musulmani, come gli ebrei precedentemente, minacciano di invadere la civiltà giudeo-cristiana la cui superiorità non è più oggetto di discussione. Perché e in che modo la storia, che non si ripete mai, ama comunque riproporre i suoi momenti più neri? Lungi dall'essere stati sradicati, il razzismo, l'anti-semitismo e oggi l'anti-islamismo presentano ricorrenze e analogie quantomeno inquietanti con l'ascesa del fascismo in Europa. Tuttavia, l'odio per l'Islam prende forme diverse nei vari paesi europei, in Francia, in Italia, in Germania o in Belgio... Merita allora domandarsi, relativamente a ciascuna di queste Nazioni, quale sia il terreno su cui attecchisce l'abietto, quali condizioni sociali, economiche, storiche, politiche, simboliche spieghino la sua attuale vitalità. Una piccola panoramica sull'Italia.
Scrivere l'odio
Manhattan 2001: Oriana Fallaci è chiusa nella sua solitudine quando assiste all'indicibile: un bombardamento a due passi da lei, torri che implodono e si piegano, corpi disgregati proiettati nel vuoto. Una bile rabbiosa la rapisce, e si traduce in inchiostro, inizialmente sotto forma di una lunga intervista destinata al «Corriere della Sera», che presto diventa un libro: La Rabbia e l'orgoglio.
Venduto in circa un milione di copie in Italia, tradotto e pubblicato in numerosi Paesi, questo libro riproduce, come sottolineerà Hacen Taleb, l'avvocato del Mrap, in occasione del processo in Francia contro il best-seller, «il modello di letteratura anti-semita dalla fine del XIX secolo agli anni '30».
Questo scritto distruttivo, spogliato da ogni analisi per comprendere la tragedia degli attentati dell'11 settembre, è ancora più spiazzante se si considera che Oriana Fallaci ha avuto il suo momento di gloria come grande reporter, intervistando i principali capi politici del secolo scorso: Deng Xiaoping, Indira Gandhi, Khomeiny, Golda Meir, Lech Walesa...
Ma al di là di questa infuocata polemica, il vero scandalo sta nel fatto che questa imprecazione razzista, questo grido di guerra lanciato contro tutti i musulmani, abbia potuto trovare un'eco mediatica di pari portata, in Italia e, di rimbalzo, nel resto d'Europa.
Il vero scandalo è che questo grido si sia potuto divulgare così agevolmente su uno dei più grandi quotidiani della penisola, spesso paragonato a «Le Monde» o al «New York Times», e che abbia infine trovato spazio nel dibattito politico italiano senza ostacoli. Nel 2004, Silvio Berlusconi ha chiesto a Oriana Fallaci di presentarsi alle elezioni comunali di Firenze; niente di cui stupirsi: non ha lui stesso, subito dopo gli attentati dell'11 settembre, dichiarato la superiorità della civiltà occidentale rispetto alle altre?
Diventato un testo di riferimento, La Rabbia e l'Orgoglio segna una svolta estremamente allarmante, un nuovo passo verso la radicalizzazione contro l'Islam, poiché autorizza a esprimere, in totale impunità, un'insofferenza per ciò che è musulmano, un razzismo anti-arabo, e più generalmente un'allergia violenta per la diversità dei più sprovveduti: gli immigrati. Il libro avrà dunque numerosi adepti.
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