Ammettiamo la nostra sconfitta: in Europa abbiamo a tal punto paura dell’islam, (...) (...) di Allah, del Corano, di Maometto e della sharia che abbiamo già accettato una condizione di sudditanza ideologica e di arbitrio giuridico che già oggi ci rende incapaci di essere pienamente noi stessi a casa nostra. Tanto è vero che noi stessi consideriamo religiosamente un peccato mortale e civilmente un reato penale sostenere liberamente e pubblicamente che siamo contrari all’islam, ad Allah, al Corano, a Maometto e alla sharia, pur non avendo alcun pregiudizio nei confronti dei musulmani come persone, mentre al tempo stesso ci vergogniamo di identificarci laicamente nella civiltà europea riconoscendo la verità storica delle radici giudaico-cristiane e credendo nei valori non negoziabili che sostanziano l’essenza della nostra comune umanità. Siamo diventati a tal punto islamicamente corretti che quando ci opponiamo alla penetrazione della sharia, la legge coranica, lo facciamo arrampicandoci sugli specchi adducendo ragioni di ordine pubblico che tuttavia vengono facilmente confutate dalla magistratura nostrana, ammalata di laicismo e relativismo nonché infatuata del formalismo giuridico, in quanto sarebbero norme discriminatorie, mentre sono le stesse istituzioni laiche e democratiche a legittimare la sharia attribuendo acriticamente valenza positiva alle prescrizioni vere o presunte del Corano, anche se in flagrante contraddizione con i più elementari diritti della persona. Pavidi e servili Questo atteggiamento pavido, servile e connivente è riemerso con il riproporsi in Europa della questione del velo integrale islamico, noto come burqa nella versione afghana o niqab nella versione mediorientale. Si tratta di fatto di una gabbia di stoffa che avvolge integralmente la donna dalla testa ai piedi con un’unica fessura all’altezza degli occhi, occultandone il corpo in quanto oggetto intrinsecamente peccaminoso e annullandone la personalità in quanto essere inferiore da sottomettere. Il caso più recente è quello del Belgio. In una dichiarazione pubblicata il 3 settembre dal quotidiano Le Soir, Christine Defraigne, capogruppo del Movimento Riformista nel Senato belga, ha annunciato la presentazione di una proposta di legge che vieta di indossare gli indumenti che coprono totalmente il viso ostacolando l’individuazione dell’identità nei luoghi pubblici, in cui si cita espressamente il burqa e il niqab. Ebbene, dopo aver dichiarato che “il codice penale deve sanzionare l’uso del burqa”, specificando che “si tratta di una questione di pubblica sicurezza ma anche di rispetto dei nostri valori”, la Defraigne ha ritenuto doveroso discolpare e quindi legittimare il Corano, come libro sacro, e l’islam, come religione, sostenendo che “nel Corano non se ne fa alcuna menzione. Rifiutare di indossarlo non significa rifiutare l’islam come religione, bensì opporsi ad una deriva riconosciuta. Il burqa e il niqab incarnano l’asservimento dell’individuo e la disumanizzazione sociale”.http://www.libero-news.it/articles/view/570075
Nessun commento:
Posta un commento