30 set 2009

Ricordate Ciampi e il burqa??... Anche il niqab è legale!


Da: www.islam.forumup.it

Secondo un'agenzia Apcom del 29 maggio u.s., alcune donne parlamentari (bontà loro?!) hanno presentato un progetto di legge che "fa propria e generalizza una circolare del Ministero dell'Interno del 2000, che impediva l'uso in pubblico di capi d'abbigliamento idonei a travisare i tratti delle persone che li indossano, e punta a modificare una legge del 1975 in materia di ordine pubblico. Il testo consta di un solo articolo, che recita: "Negli istituti scolastici pubblici e parificati, di ogni ordine e grado, in tutti i luoghi pubblici o aperti al pubblico, i segni e gli abiti che, liberamente scelti, manifestino palesemente l'appartenenza religiosa dei soggetti, devono ritenersi parte integrante degli indumenti abituali che concorrono, nel loro insieme, ad identificare chi li indossa, a condizione che la persona mantenga il volto scoperto e riconoscibile"."

Alcune sorelle, terrorizzate per mesi dalla campagna anti-hijâb di politici e mass media, culminata nell'assurda proposta di vietare alle minorenni di indossare il foulard (inasprendo la stessa legge francese, che lo vieta "solo" negli istituti scolastici) si sono sentite sollevate pensando "almeno l'hijâb è legale!!".
Ma, sorelle, questi politici ci stanno prendendo in giro! L'hijâb è SEMPRE stato legale in Italia… Già la circolare MI.A.C.E.L. del 15 marzo 1995, n°4, intitolata "Rilascio di carta d'identità a cittadini che professano culti religiosi diversi da quello cattolico – Uso del copricapo", recitava:

"L'Unione delle comunità ed organizzazioni islamiche in Italia ha espresso la difficoltà, incontrata dalle donne di religione islamica presso gli uffici comunali e circoscrizionali di appartenenza, ad ottenere il rilascio della carta d'identità dietro presentazione di foto che le ritraggono a capo coperto.
La questione per il passato è già stata sottoposta all'attenzione di questo Ministero, in relazione alla circostanza che determinate religioni impongono l'uso continuo del copricapo o del capo coperto.
Ciò premesso questo Ministero è dell'avviso che nei casi in cui la copertura del capo in vari modi: velo, turbante o altro, è imposta da motivi religiosi, la stessa non può essere equiparata all'uso del cappello, ricadendo così nel divieto posto dall'articolo 289 del regolamento del t.u.l.p.s.
Invero l'accennata disposizione regolamentare non parla di capo scoperto ma bensì fa riferimento al cappello cioè ad un accessorio dell'abbigliamento il cui uso è eventuale e che, per le sue caratteristiche, potrebbe alterare la fisionomia di chi viene ritratto.
Diverso è invece il caso in esame ove il turbante ovvero il velo delle religiose, sono parte degli indumenti abitualmente portati e che concorrono nel loro insieme a identificare chi li porta.
Ciò premesso si ritiene opportuno, anche alla luce di possibili richiami al precetto costituzionale della libertà di culto e di religione, che le richieste in argomento debbano trovare favorevole accoglimento presso le amministrazioni comunali, purché i tratti del viso siano ben visibili.
Si pregano le SS.LL. di curare la più celere e massima diffusione del presente documento presso i Comuni ed, in particolare, i servizi demografici".

Questa circolare era stata ottenuta dopo la battaglia "mediatica" di sorelle che non si erano arrese di fronte alla richiesta di presentare delle fotografie a capo scoperto per poter ottenere documenti di identità. Nonostante l'esplicito invito a "curare la più celere e massima diffusione" della circolare, dopo più di 12 anni sembra che questo chiarissimo documento non sia stato ancora recepito da tutti quei politicanti che pure si dicono grandi esperti dell'Islâm, e che ciclicamente (probabilmente quando sono in crisi di visibilità) riaccendono la polemica sul "velo islamico" caricandolo di significati politici che non hanno nulla a che vedere con l'hijâb…
Viene perciò da chiedersi: se da più di 12 anni il foulard è stato riconosciuto "legale", a che scopo presentare una nuova legge a riguardo? Ebbene, la nuova legge non mira a concederci gentilmente l'hijâb, mira invece a vietare il niqâb.
"Indossare il 'burqa' lasciando il volto scoperto sembra un buon modo per integrare e rispettare le culture religiose di ognuno senza perdere di vista la necessità di tutelare e garantire la sicurezza di tutti", si legge infatti nella presentazione che accompagna la proposta di legge.
Allora facciamo un passo indietro… perché forse i ritmi frenetici dei mass media tendono a farci dimenticare episodi importanti…
Siamo a Drezzo, piccolo Comune in provincia di Como amministrato dalla Lega, nel luglio del 2004. Sabrina Verroni, 34 anni, nata e residente a Drezzo, sposata con un marocchino e convertita all'Islâm, sta aspettando l'autobus, indossando, come fa da anni, il niqâb (velo integrale). Passa di lì un vigile e le fa una contravvenzione, contestandole il reato della violazione dell'articolo 85 del Regio decreto 773 del 1931, che vieta di comparire in luogo pubblico mascherati. Il risultato? 42 euro di multa.
Secondo l'avvocato Serena Soffitta, legale della nostra sorella Sabrina, la norma contestata è quella che vieta i mascheramenti in pubblico, e non sarebbe applicabile nel caso di veli indossati per motivi religiosi, come nella fattispecie. Ma il sindaco leghista, Tolettini, replica emettendo un'ordinanza che proibisce di circolare in burqa.
Il prefetto locale, Guido Palazzo, annulla l'ordinanza, rilevando «eccesso di potere e duplicazione di norme esistenti».
Sembra ormai innescata la "guerra del burqa", su cui si gettano come al solito tutti i giornalisti più cialtroni d'Italia…
Dopo aver ricevuto altre contravvenzioni, nel mese di settembre la sorella Sabrina decide di rivolgersi direttamente al Presidente della Repubblica, con una lettera aperta a Carlo Azeglio Ciampi, pubblicata dalla Provincia di Como e dalla cronaca locale del Corriere della Sera. Sabrina Verroni chiede «una sua autorevole presa di posizione, che saprà senz'altro placare questa rovinosa marea che sta per soffocare il senso della ragione, della tolleranza, della pacifica convivenza tra culture e civiltà diverse». Nella lettera la donna racconta la sua storia: la conversione all'Islam e la decisione di portare il velo: «Il velo, il cui nome tecnico è niqab - scrive - non è un'imposizione, indossarlo è una mia libera determinazione nel convincimento di osservare lo spirito più profondo della fede che ho abbracciato. Non ho mai dato fastidio a nessuno e i miei concittadini, a parte le iniziali, inevitabili incomprensioni, non ne hanno mai dato a me e ai miei familiari. Il tutto fino al luglio scorso, quando si è innescato il perverso meccanismo che ritengo Le sia noto e che ha ridotto la mia quotidianità a un incubo senza speranza di risveglio". "La verità - scrive ancora Sabrina Varroni a Ciampi - è che ho paura, paura per i miei figli, per mio marito, per me». «Senza che io potessi farci nulla questa vicenda ha travalicato i confini della mia piccola comunità, in cui ero accettata e compresa da moltissimo tempo, è esplosa, esasperata e fagocitata dalla macchina mediatica. Ora che sono state soddisfatte le manie di protagonismo, la brama di apparire ad ogni costo di qualcuno con cui pur dividevo i banchi di scuola (il riferimento è al sindaco leghista Cristian Tolettini, ndr.) chi tutelerà le mie creature? Ho paura della violenza che questa pubblicità da me non voluta è in grado di scovare, di snidare, di far affiorare, indirizzandola verso la mia famiglia, contro creature incolpevoli ed ignare». "Che male sto facendo?", è la drammatica domanda che si rivolge Sabrina Verroni. Che aggiunge: "Non ho mai rifiutato di farmi riconoscere; ho chiesto che a farlo fosse un impiegato di sesso femminile. La sua autorevole presa di posizione, conclude, saprà senz'altro placare questa rovinosa marea che sta per soffocare il senso della ragione, della tolleranza, della pacifica convivenza tra culture e civiltà diverse».

E il 14 ottobre giunge la risposta del Quirinale, dodici righe a firma di Gaetano Gifuni, segretario generale della Presidenza della Repubblica, che sdrammatizza la situazione e vuole "assicurare la signora che in Italia c'è libertà di culto". Anzi, la Presidenza della Repubblica cita esplicitamente "il prefetto di Como", il quale "ha già fatto decadere l'ordinanza del sindaco di Drezzo".

Allahu Akbar…

Mi pare (correggetemi se sbaglio) che il Presidente della Repubblica sia il "garante della Costituzione"… dunque, come si dice, qui i casi sono due: o tutti quelli che definiscono il niqâb illegale prendono atto dell'autorevole posizione del Presidente, oppure si rendano conto che stanno buttando a mare la figura del garante costituzionale, nonché la Costituzione stessa.
Come giustamente aveva subito inteso il prefetto di Como (che Allah lo guidi al bene, âmîn!), la norma che vieta i mascheramenti in pubblico non può essere legalmente applicabile nel caso del niqâb, indossato per motivi religiosi, allo stesso modo in cui il cappello sulle foto per la carta d'identità non può essere paragonato all'hijâb, che viene indossato sempre e concorre nell'identificazione della donna ritratta.
E adesso, tre anni dopo, queste parlamentari vorrebbero riproporre la tesi leghista in una nuova salsa?!...
Celando per di più il tentativo di combattere il niqâb dietro la necessità di preservare la "sicurezza"… ma nessuna sorella munaqqaba si è mai sognata di impedire il "riconoscimento" in caso di necessità, dinanzi a un poliziotto o ad un carabiniere! Naturalmente, nel caso in cui ci siano poliziotte donne, le sorelle chiedono di essere riconosciute da queste ultime… allora dov'è il problema?!
Ricordiamo anche a chi se lo fosse dimenticato che alla Camera dei Deputati siede il cosiddetto "onorevole" Vladimir Luxuria, un/una?! travestito (con l'elezione del/la quale abbiamo fatto ridere il mondo), a cui di certo non viene chiesto ogni giorno di togliersi tutto il mascherone di trucco per verificare che la sua faccia corrisponda a quella dei documenti! E siede in Parlamento!
Per quanto riguarda fantomatici "terroristi travestiti da donne in burqa" per compiere attentati, sinceramente spero che nessun responsabile dell'ordine pubblico prenda sul serio tale ipotesi: quale "terrorista" sarebbe così folle da indossare il niqâb, attirandosi addosso tutti gli sguardi di poliziotti, vigili e carabinieri, invece di mettersi jeans e maglietta, passando così completamente inosservato?
Inoltre, seguendo questo stesso ragionamento si dovrebbero proibire le maschere di Carnevale; anzi, celarsi dietro una maschera veneziana sarebbe certamente un miglior modo di mimetizzarsi (sempre seguendo il ragionamento del loro ipotetico "terrorista"), perché le maschere sono migliaia, dunque è più facile confondersi nella folla, al contrario le donne che portano il niqâb in Italia sono abbastanza rare, e controllatissime…
Perché poi non vietare il casco integrale (che invece è obbligatorio?)… un terrorista, sempre seguendo l'assurdo ragionamento di cui sopra, potrebbe fare un attentato direttamente con la moto! Non mi pare un motivo per abolire né casco né moto!

Vorrei seriamente rivolgermi prima di tutto alle sorelle: subhanaAllah, non abbiate paura che vi possano impedire di portare il foulard, e non lasciate che vi trascinino in un "gioco al ribasso"… InshaAllah difendete anche il niqâb, e anche se non lo indossate! Io non difendo il niqâb perché lo porto, lo difendo perché si tratta di un'adorazione di Allah (subhânaHu waTa'ala)! Inoltre, se ognuna di noi lotta solo per ciò che la riguarda, dov'è la sorellanza?
Chiedo inoltre ai fratelli responsabili di varie associazioni "rappresentative" dell'Islâm: difendete le vostre sorelle! Basterebbe una presa di posizione chiara per ribadire che anche il niqâb è legale… Inoltre, è evidente che il niqâb sia una scusa, come di volta in volta lo sono stati la poligamia (in una società adultera come quella italiana, si sono visti addirittura i partigiani dei matrimoni gay denunciare tranquilli fratelli poligami da vent'anni perché agirebbero "contrariamente al buon costume"! ma siamo seri!!), i matrimoni islamici tra minorenni (ossia: una ragazza di 17 anni in Italia può accompagnarsi "legalmente" con un uomo diverso ogni giorno, ma se firma in moschea un contratto islamico di matrimonio con quello che comunque – per la legge italiana – è sempre "il suo ragazzo", succede il finimondo!), e si potrebbero fare tanti altri esempi di attacchi pretestuosi contro qualsiasi cosa profumi di Islâm…
Per questo, ribadisco: cari fratelli cosiddetti rappresentanti dell'Islâm italiano, già una sorella a Milano è stata picchiata in mezzo alla strada soltanto perché indossava il velo, e non abbiamo sentito la vostra voce… ogni sorella deve difendersi da sola, e magari combattere contro la burocrazia leghista, prendere l'avvocato e arrivare fino al Presidente della Repubblica, come ha fatto la nostra meravigliosa sorella Sabrina mashaAllah, oppure inshaAllah possiamo sperare nel vostro sostegno fraterno?... e ricordate che il Messaggero di Allah (sallAllahu 'alayhi waSallam) disse: "Ogni Musulmano che abbandoni un altro Musulmano, quando venga attaccata la sua persona o il suo onore, Allah non verrà mai in suo soccorso in casi simili. Ogni Musulmano che accorra in aiuto di un altro Musulmano quando la sua persona o il suo onore siano attaccati, Allah lo soccorrerà" (riportato da Abû Dâwûd)

Umm Yahyâ
Jazakillahukhayran alla sorella Hannah
per la precisa ricerca delle fonti giornalistiche!!

1 commento:

MUJAHIDA ha detto...
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